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Civiltà letteraria araba antica e medievale

virtuale

La letteratura contemporanea è più facile da classificare nei generi, ma quando spostiamo il focus al passato questa differenziazione è meno rigida, più flessibile. Ad esempio non è evidente se il codice penale sia o no un testo letterario.

Studiamo testi che hanno un ruolo particolare, considerando allo stesso tempo forma e finalità.

L'etimologia del termine “letteratura” ha a che fare con le littere. E' tuttavia da indagare il nesso tra letteratura e testo scritto: non vi è una necessaria coincidenza.

Con l'espressione civiltà letteraria si indica l'intento di indagare aspetti della cultura araba attraverso lo studio di alcuni testi letterari significativi. In particolare tenteremo di analizzare i seguenti temi:

  • Il tema della neritudine: di come gli arabi hanno avuto una loro teorizzazione della tematica della neritudine
  • il tema della tensione tra il messaggio universalistico religioso ed il concetto di alterità
  • Al-Jayz, IX secolo: la possibilità dell'esistenza di gruppi etnici puri, il tema dell'etnia/razza
  • la poesia pre-islamica: in particolare, autori che vissero nella penisola araba con un genitore arab* (liber*) e l'altr* non-arab* (schiav*) (ex. Antara Ibn Shaddar: queste figure venivano anche chiamate i corvi degli arabi). Questi rifletteranno sulla loro condizione con una grande consapevolezza. Un tema che diventerà un topos è la pelle nera e il cuore bianco: questa espressione la ritroveremo anche nelle narrazioni relative a personaggi definiti Santi.

Sufismo

Utilizzeremo principalmente fonti letterarie sufi: per vedere se tali temi legati alla pelle si presentano anche in questa tradizione in cui ci si aspetterebbe di trovare tematiche più spirituali e religiose che fenotipiche. Parleremo anche del rapporto tra l'Islam e il sufismo. Si sono sviluppate diverse teorie durante la fine del XIX secolo: le lingue semitiche come lingue razionali e meno spirituali contrapposte al sufismo come una variante con influenza iranica, persiana.

E' necessario interrogarsi su quando avviene il superamento della visione del sufismo come totalmente distante dall’Islam. Nei primi del XX secolo, Massignon scrive un'opera dopo una esperienza lunga in Iraq; il testo diviene un classico perché Massignon è il primo esperto di sufismo occidentale e studia il suo linguaggio interno. Afferma che tutta la spiritualità sufi si basa sulla terminologia coranica. Verrà anche smentita la visione pacifista tipicamente associata al sufismo; la Sinusiyya, in Libia, per esempio, fu molto militante.

Breve storia dell'Egitto

Prima delle esperienze coloniali in senso proprio, si verifica un evento paradigmatico: l’entrata di Napoleone in Egitto nel 1798; i francesi stettero solo tre anni ma questa loro presenza ebbe grande risonanza. L’Egitto era entrato nell’orbita ottomana nel 1517: prima era stato uno stato autonomo e dal 1250 era diventato potente. Nel 641 venne conquistata una cittadina che diverrà il Cairo. La dinastia Fatimide sciita si spostò in Egitto e fondò al-Qa'yra a Fustat. Questa dinastia durerà fino 1171.

Dopo il 1171 l’Egitto ritornerà sotto i sunniti di Baghdad che però erano già deboli per due motivi: la Seconda crociata e la presenza mongola al nord. L’esercito dei Mamelucchi (etimologia parola: la persona resa schiava), composto da schiavi, sovvertirà l’ordine e prenderà il potere; i Mamelucchi daranno origine ad una forma di stato composta da un apparato militare sempre alimentato da schiavi non musulmani: perché i musulmani e le religioni del libro non potevano essere resi schiavi. Gli schiavi o li si comprava e li si acquisiva tramite le guerre; la schiavitù militare venne alimentata da ragazzini resi soldati che spesso erano di origini non arabe e che talvolta diventavano anche musulmani. L'esercito veniva controllato dalla società islamica che fino a Napoleone era suddivisa gerarchicamente in questo modo: profeti, dotti, governanti, militari, lavoratori (la classe media e bassa). Questo permetteva di controllare la continuità della tradizione.

I Mamelucchi sconfiggeranno sia la minaccia cristiana delle crociate sia i mongoli in Siria nel 1261. Quindi in mamelucchi in Egitto verranno investiti come gli eredi della potenza islamica, i futuri califfi e oltre ad essere militari diverranno appartenenti all’élite aristocratica. Nel 1517, gli Ottomani arrivano a conquistare l’Egitto; lasciano tuttavia in piedi le strutture della comunità egiziana che trovano. I mamelucchi resteranno capi dell’aristocrazia egiziana. Alcuni saranno però troppo intraprendenti: questo darà un pretesto alla Francia nel 1789 per invadere l’Egitto sia per motivi economici e anti-inglesi sia per interessi pregressi: l’Egitto era spesso visto come un territorio da riscattare cristianamente data la grande presenza di cristiani sul territorio (mitizzazione di luoghi e piante che compivano miracoli: per esempio la banana, se la si taglia all’interno presentava una croce e quindi era cristiana; è frutto che mangiò Adamo perché frutto della conoscenza. Magari gli arabi si saranno convertiti, ma la Natura è rimasta cristiana).

Dopo la partenza di Napoleone dall'Egitto, esso ritorna sotto il dominio ottomano; tuttavia gli egiziani otterranno la possibilità di scegliere un capo, reggente già presente sul territorio. Con Muhammad Ali e il riformismo islamico si sviluppa la concezione del sufismo come incompatibile con la modernità dei tempi.

La poesia pre-islamica

Il territorio: l’impero bizantino, l’impero sasanide, l’impero etiope cristiano. Il regno di Aksum è un grande esportatore di schiavi. Nella società meccana e più in generale nella società preislamica vi sono una grande quantità di schiavi o nativi nati da schiavi di origine africana. Questa parte di schiavitù sembra essere stata inosservata. Tuttavia, due autori avranno grande risonanza nella cultura araba che si stava formando: Antara e Suhaym, definiti i corvi degli arabi, ossia i figli di rapporti tra uomini arabi di condizione libera e donne schiave. I figli diventavano liberi solo se i padri li riconoscevano come tali (molto raro, in Antara sarà molto presente questo tema). E' difficile interpretare la loro biografia, conoscere qualche cosa su di loro, perché la sola fonte preislamica era la poesia. La si studierà grazie alla tradizione successiva, ma con molta attenzione da parte nostra perché spesso saranno descritti con una amplificazione narrativa della poesia stessa. In particolare, utilizzeremo la tecnica dell’autoschediasmo: l'analisi del testo e la ricerca di informazioni extratestuali a partire dal testo stesso, oppure attingendo a tradizioni orali che si formano sui personaggi (anche queste però saranno spesso amplificate, fioriture basate sull’immagine che l’autore ha dato di sé nei suoi testi).

Le Mu'allaqat (المعلقات‎)

https://it.wikipedia.org/wiki/Mu%CA%BFallaq%C4%81t

testo

Presentazione di 7 poesie dei 7 stalloni1) (7 cavalli di razza): i testi più belli che ci sono giunti, l’antologia è stata composta nell’VIII secolo. Mucallaqat significa le sospese. Alcuni pensano che fossero poesie che vennero messe appese intorno alla Ka’ba, oppure considerate i gioielli della poesia araba, i pendenti più preziosi.

Ci sarà anche Antara tra questi 7 stalloni, anche se la sua condizione (di figlio di schiava) non sarà trattata nella poesia presentata, ma è una poesia che ci aiuta a comprendere comunque la sua poetica.

Queste poesie trattano tutte temi diversi ma del genere definito Qaṣīda, termine che deriva dalla radice q ṣ d che ha a che fare con l’idea del dirigersi, l’obbiettivo, oppure di inviare qualche cosa a qualcuno. Il genere dalla Qasida è un genere politematico: componimenti di una lunghezza considerevole, che trattano diversi argomenti. Nel IX secolo, Ibn Qutayba, padre della filologia araba, ha cercato di definire uno schema della Qasida, definendo gli argomenti e se ci fosse una strutturazione lineare2).

Sembra esistessero tuttavia anche generi più snelli, poesia di scherno o satirica ed anche un genere di mezzo, una poesia che è legata ad una occasione importante cioè la morte, ovvero il compianto (rithā, marfā) o elegia funebre. Quest’ultimo spesso veniva affidato ad autrici donne, quindi era uno spazio molto interessante di agency. Queste voci femminili spesso sono state considerate poco rilevanti: molto competenti tecnicamente ma viste come autrici di una poesia troppo istituzionale, schematizzata e inoltre legata esclusivamente al compianto di uomini. Tuttavia studi recenti hanno notato che questa poesia non si limita solo al pianto per il defunto, ma tratta anche la biografia in memoria del defunto, una poesia che partecipa allo sviluppo dei valori morali della comunità ed è anche una poesia che comprende la descrizione di paesaggi e suggerisce paragoni tra lo stato d’animo dell’autrice e l’ambiente. Dunque, questo genere, in alcuni casi, si presenta come un genere politematico, con una ampiezza simile alla qasida. Un altra considerazione è che deve esserci stata almeno una donna che abbia composto una qasida: forse quindi dobbiamo considerare la presenza femminile come più sfumata nella produzione letteraria invece che rigidamente divisa in maschile e femminile.

Vi sono più versioni delle mucallaqat: si ha notizia di un'antologia composta da sette qaside, come sembra fosse quella di Hammād e come è la maggior parte delle edizioni delle Muʿallaqāt. Così le qaside che appaiono in tutte le recensioni sono quelle attribuite a Imru l-Qays, Zuhayr e Labīd a cui sono aggiunte, nella maggior parte dei casi, quelle di ‘Antara, Tarafa, ʿAmr b. Kulthūm e al-Ḥārith b. Hilliza; infatti, per esempio al-Mufaddal (m. 790 ca.) sostituisce la qasīda di ʿAntara e quella di al-Ḥārith con una di al-Nābigha e una di al-Aʿshā, così come, in altre edizioni, l'antologia comprende dieci nomi, aggiungendo ai primi sette anche al-Nābigha al-Dhubyānī, al-Aʿshā e ʿAbīd b. al-Abras.

Agency femminile

Nota legata alla agency femminile: la capacità di poetare non è solo una caratteristica tecnica ma anche un contatto con le forze invisibili, con il divino, dunque sia uomini che donne possono avere questo tipo di contatto. La poesia spesso poi rende que* poet* de* cap*: data la forza oratoria che hanno, avranno spesso dei ruoli di rilievo nella società. La poetessa più famosa, al-Khansā3), sembra infatti essere stata delegata dalla sua comunità ad andare a parlare col Profeta per potere entrare nella comunità musulmana. Le donne inoltre partecipavano alle gare poetiche e alle fiere letterarie: si trattava di competizioni poetiche tenutesi durante feste e mercati. Si ha anche riscontro di poetesse che vinsero queste gare contro uomini4).

Tema della condizione femminile nel contesto preislamico e islamico: da analizzare in base al contesto, grande varietà di situazioni sia prima sia dopo l’Islam. Può essere utile lavorare sui singoli tasselli, non cercare di fare per forza un quadro generale: non limitarsi all’opposizione netta tra libertà femminile e oppressione femminile.

Le Qasida (قصيدة)

https://it.wikipedia.org/wiki/Qa%E1%B9%A3%C4%ABda

5)

  • La cultura della jahiliyya era basata principalmente sull’espressione orale
  • Haddatha: raccontare (II forma: valore causativo o fattitivo ) e Hadatha: accadere (I forma). Questa somiglianza è anche presente in ebraico.
  • Il tema del plagio, dell’autorità: la manipolazione dei testi senza cadere nel plagio, queste poesie essendo da trasmettere oralmente hanno un grado di complessità ridotto.
  • Al di là dei componimenti brevi, il genere fondamentale è la qasida che può essere lunga anche più di 100 versi e si presenta con temi fissi:
    • il preludio amoroso
    • il viaggio del poeta con la cavalcatura
    • la conclusione, un panegirico, encomio verso un signore potente.

Lo schema è ovviamente variabile. L’arabia preislamica era composta spesso da realtà nomadi e realtà sedentarie: la caratteristica araba di vita nomade era molto presente. Il nomadismo si ritrova anche nella parole carab, che oltre a significare il popolo che visse nella penisola significa anche nomade. Dunque in questa vita nomade era difficile la realtà amorosa: era difficile il legame stabile tra uomo e donna che si amavano. In questo contesto la condizione tipica è che il cavaliere sta cavalcando e si ritrova a vedere un accampamento dove sognò oppure visse una relazione amorosa passata, quindi chiede ai compagni di fermarsi e di piangere l’amore passato. Poi la storia prende pieghe diverse. La cavalcatura (cavallo/cammello) spesso viene associata a caratteristiche umane come il coraggio e la fedeltà.

Imrul-Qays

La sua storia: da figlio degenere, dopo la notizia della morte del padre decide di diventare il capo del suo clan. Decide di partire per Costantinopoli a chiedere aiuto a Giustiniano (VI secolo). Ha una figlia e chiede ad un poeta ebreo (Samual…) di custodirla e gli dona anche delle armature potenti (storia nella storia: storia tra il figlio del poeta e un nemico di Imrul-qays). Imrul-Qays tuttavia verrà assassinato perché andrà a letto con la figlia di Giustiniano. La modalità di morte di questi poeti spesso saranno in relazione ai peccati che hanno svolto durante la loro vita (contrappasso).

Lettura della prima poesia di Imrul-Qais; analisi del testo:

Il preludio amoroso: nasīb. Ispirato da un ricordo amoroso doloroso, un senso di precarietà dell’esistenza umana compresa nel paesaggio: desertico, dove quindi le dune cambiano forma in continuo. In arabo la parola montagna è anche calam, ma questa significa anche bandiera e scienza. La bandiera è simbolo di riconoscimento, i monti sono quindi indicati come segnali a cui riferirsi perché quelli sono immutabili; la conoscenza è anche colei che ti permette di trovare la strada, è un punto di riferimento per non perdersi.

Viene utilizzata l'espressione “escrementi di gazzelle come grani di pepe”: colpisce la diversa sensibilità estetica, tutto può entrare nella sfera del poetabile. Il poeta cerca di colpire l’uditorio con parallelismi innovativi, si può parlare di concettismo: si tratta di fare a gara di bravura nel cercare sempre nuovi paragoni. Dall’attuale al flashback: prima che si passi al viaggio vero e proprio, ci sono circa una quarantina di versi descritti in senso quasi ironico, perché i compagni narrano al poeta di mille altre volte in cui lui si era divertito per sopperire al dolore; si nota un vanto del poeta, un auto elogio al proprio atteggiamento vantando le proprie avventure amorose, questo è vero anche quando parla della propria cavalcatura.

Una forte vena descrittiva (waṣf) è presente in questa prima parte del preludio amoroso, continui paragoni tra lo sguardo della donna e il collo dell’antilope; parallelismi tra la donna e la natura6).

“le follie degli uomini svaniscono con la gioventù, ma il mio amore per te non muta”, chi è questa donna? Questo sentimento forte per una donna rappresenta un tema inaspettato.

A quel punto riparte per il viaggio (Rahīl). Inizia la descrizione del viaggio: dal verso 44 “oh notte…”. Va avanti con parallelismi con la natura e gli animali che attraversa. Lui viene associato ad un lupo solitario. Esaltazione dell’animale con anche anche le sue caratteristiche morali (dal 53 al 70).

Poi nuovo cambio di scena: “amico guarda il lampo…”. Inizia a descrivere un temporale, una delle descrizioni più belle nella poesia preislamica. Al termine della decsrizione del temporale: “bulbi divelti di cipolle”.

Finisce la poesia: non abbiamo il panegirico, l’elogio finale.

Tema bacchico

Nota: la qasida verrà mantenuta fino alla fine del 1800!

Il tema bacchico rimarrà spesso presente: inizio di Amr Ibn Kultum (pag75). Il ruolo del vino, la trasgressività del vino è molto presente nella poesia di Abu Nuwas (era un poeta molto venerato che ha composto delle qaside dove il tema dominante era il vino e l’esaltazione di fanciulle e fanciulli che prestavano il loro amore nelle taverne). Da una prima scrittura più trasgressiva, inizia a scrivere in modo più contenuto7).

Chi era questa vergine? Il vino, in arabo la parola è femminile, mentre acqua è maschile. La fanciulla come il vino e l’acqua come l’amante maschio: una relazione amorosa, perché in antichità spesso il vino non veniva bevuto puro ma annacquato. Abu Nuwas dunque gioca nelle su poesie con questa relazione acqua e vino.

'Antarah

Lettura poesia

Alla fine del file: commento della vita di cAntara. Lui come personaggio ci è conosciuto da una trentina di componimenti.

Nella Mu'allaqah ci sono due temi principali: l’amore per Ablah e la sua avidità guerriera.

Analisi: vi è il tema del vanto, dato dal fatto che nella poesia si parla di quante donne ha soddisfatto e di cui ha poi ucciso gli uomini una volta scoperto. Poi quasi per convincere Ablah ad amarlo, le elenca le sua caratteristiche nobili e le sue doti.

Vi è un forte sviluppo di similitudini: “Ablah ti cattura coi denti aguzzi…un vaso il profumo…pioggia…”. Di questa sua rievocazione di lei, rimangono solo le mosche che cantano come ubriache. Si trova anche il tema del vino: ma 'Antara indugia dicendo che anche se lui è ubriaco non perde la sua generosità, non viene sviato dal vino.

Ultimo tema: un’etica della morte, un atteggiamento sul come una persona eroica deve affrontare la morte; lui non si toglie dalle proprie responsabilità, sia che si muoia in battaglia sia nel proprio letto deve morire eroicamente.

Della condizione di figlio meticcio in questa poesia non ne troviamo riferimenti chiari, giusto un piccolo verso “42 lattifere scure come un corvo nero” che è effettivamente la designazione che alle persone della sua condizione veniva dato.

Nella poesia di Antara si ritrova il tema del colore della pelle opposto al valore morale del suo cuore bianco. “mai la mia nerezza ha abbassato il mio rango”. Lui cerca di eliminare i clichè estetici della nerezza: “nella nerezza vi è una grande virtù per chi ne è capace di osservare la sua virtù: l’ambra nera ne è l’esempio”. Tentativi di rovesciamento delle gerarchie estetiche legate alla nerezza, tuttavia non necessariamente espliciti.

Nota: lui alla fine ce la farà a redimersi da schiavo perché verrà riconosciuto dal padre.

Suhaym

La sua storia invece è finita negativamente perché verrà ucciso dalla famiglia di una donna che aveva sedotto e lui non verrà riconosciuto dal padre. Molto più presente il tema delle differenze fenotipiche: “il fatto di essere nero per me non è mai stato un impedimento per la mia vita, se la mia nerezza mi ha in qualche modo sporcato, beh la bianchezza dei miei comportamenti mi ha redento”; “sebbene sia uno schiavo la mia anima è nobile, sebbene la mia pelle è scura, il mio cuore è bianco”.

Neritudine

Secondo l’articolo di Khannus (Race Preislamic Poetry): i neri sono una presenza significativa dall’età preislamica fino alla contemporaneità. Saranno figure diverse in base ai momenti dell’imperialismo arabo che aveva lo scopo di creare un popolo interamente arabo.

Tema contemporaneo: il tema dell’alterità, dei popoli dell’Africa nera e delle popolazioni berbere. Il lavoro di Bernard Lewis: orientalista famosissimo, studioso dell’alterità nel mondo islamico; spesso accusato di essere troppo ideologico e semplificativo. Per il tema della Blackness: ha sostenuto che l’avvento dell’islam abbia comportato una rottura della tolleranza tipica della cultura preislamica e questa rottura debba essere collegata all’influenza della cultura ebraica dove era già presente una rappresentazione simbolica del nero come opposta alla luce in termini spirituali e poi in termini carnali, fisici, umani (anche Goldemberg studia la tematica della schiavitù). L’altro motivo del peggioramento della visione del nero è il ruolo dell’Etiopia nella storia all’inizio della predicazione coranica e successiva. La fallita conquista degli Etiopi che vollero arrivare alla Mecca avrebbe contribuito alla visione negativa della persona di carnagione nera.

Secondo Khannus, Lewis ha sottovalutato due temi:

  • il ruolo positivo dell’Etiopia: durante la predicazione di Muhammad lui decise di salvare alcuni dei suoi seguaci dalle vessazioni e persecuzioni che erano soggetti alla Mecca e dunque cercò di collaborare con il regno Etiope (essendo terra di puro monoteismo, collegamento con le rivelazioni passate). Infatti si compirà la piccola Egira in Etipia. Alcuni giovani Etiopi addirittura divennero musulmani e vollero raggiungere Muhammad in Arabia.
  • Nella poesia araba preislamica troviamo le tracce esplicite di un rifiuto dell’emarginazione dei neri alla Mecca. Sia come schiavi in toto, sia come figli di madre schiava… come ad esempio Antara e Suhaym.

Leggere anche il file: Mabye Lo, chiamato Black Africans. Scaricare il Libro: Slavery 1 (1985)

  • testo numero 3: The image of Africans in Arabic Literatura
  • testo numero 5: Stereotipi e atteggiamenti attraverso la figura dello schiavo nei proverbi arabi.

Nota: il patronimico dato allo schiavo era costituito dall'eliminazione della propria identità personale e dall'assegnazione di un nuovo nome dato dal proprio padrone. ex. Ibn Abdallah + nome della famiglia che lo acquistava

Nota: tema della Blackness, inizio studi a partire dagli anni ‘60. Motivi: revisione delle discipline orientalistiche e ingresso delle scienze umane come antropologia e sociologia dentro questi ambiti. Posteriori alla metà degli anni ‘50: tema della schiavitù, della segregazione razziale, dell’alterità, dei diritti umani… il tema della presenza dei neri all’interno dell’epoca preislamica e islamica, era stata studiata solo in termini di schiavitù (principalmente dall’Etiopia), poiché si trattava di una pratica molto diffusa. Il primo Muezzin riconosciuto, Bilal (?), era probabilmente Etiope.

Erano presenti anche africani (sub-sahriani) liberi dentro il contesto islamico: l’esempio della famiglia di Al-Jabarti. Durante il medioevo ci saranno due grandi gruppi: gli etiopi cristiani (definiti al-Habashii, regione della Abissina) e gli etiopi musulmani (definiti al-Jabartii). Succede la stessa cosa col termine copto: misri gli egiziani musulmani, e oibt i cristiani copti.

Al-Habashī: termine ristretto (gli Abissini che vivevano in Abissinia) e termine ampio (gli Africani che in territorio non abissino vivevano in dato luogo e venivano identificati come abissini…)

Articolo: FARIAS, Paulo Fernando de Moraes, Models of the World and Categorial Models. Tema dell’importanza della terminologia etnica. Il tema dell’associare le nostre conoscenze di background a delle situazioni incognite a cui non sappiamo dare un nome. (libro: La Conquista dell’America: il problema dell’altro). Il termine Habashii: circolerà addirittura in India fino al 19esimo secolo per indicare lo schiavo.

Il tema dell’affermazione della sottomissione camitica, i figli di Noè: Sem/Cam/Yafet saranno l’unico gruppo che si salverà dal diluvio universale, “la maledizione che Noè invocherà su Cam si rifletterà sul loro colore della pelle“, Cam era bello e bianco come i suoi fratelli, i suoi discendenti diventeranno neri, e con caratteri somatici definiti brutti. Tutti i popoli da Cam saranno chiamati sadan, ovvero il plurale di aswad, ovvero il colore nero.

Dall'articolo di Sersen (1985): William John Sersen, “Stereotypes and Attitudes Towards Slaves in Arabic Proverbs: a Preliminary View”:

  • lo stereotipo del nero era già presente prima dell’islam;
  • con l’arrivo di Muhammad e il Corano, verrà detto che tutti coloro che professeranno la religione islamica sono da considerare come pari, dunque si punta già ad un messaggio universale; tensione tra il punto 1 e 2.
  • inoltre la schiavitù venne regolamentata, non abolita ma si cercò di renderla migliore.

Un cristiano poteva essere reso schiavo quando era un prigioniero di guerra oppure si trovava al di fuori del territorio islamico. Perché altrimenti la giurisprudenza islamica imponeva di non rendere schiavo chi apparteneva alle religioni protette dall’islam: cristianesimo, ebraismo, zoroastrismo…

Studiando la letteratura dei proverbi, Sersen cerca di rintracciarvi lo stereotipo della neritudine: “gli schiavi hanno solo come linguaggio la violenza, si frodano del padrone ecc…”. Vi era infatti l’idea che Dio avesse deciso che ci fossero un popolo che dominava e uno che ne rimaneva schiavo.

Aspetto fisico e dimensione spirituale

La differenza tra i popoli visti come collettività e come individui:

  • la discendenza etnica/territoriale come vincolante
  • tutti sono uguali agli occhi di Dio e ogni persona se viene toccata dalla grazia può essere portata al più alto livello di conoscenza

Articolo del prof: CECERE « From Ethiopian Slave to Alexandrian Sufi Master. Yaqut al-Habashi in Mamluk and Ottoman Sources». Morto a metà 1500, in questa figura invece si convoglieranno entrambi i due punti menzionati prima. Lui era uno schiavo nero diventato poi Santo Sufi, la sua figura di nero nel medioevo addirittura verrà risaltata.

'Antra contesta la presunta relazione tra l’essere nero e la sua immoralità intrinseca in quanto nero. Lettura del prof: “loro rimproveravano il mio colore nero, ma i loro atti erano più scuri” “io sono un uomo che per metà è il migliore della propria stirpe, l’altra metà la difendo con la spada”.

Neritudine e schiavitù

Vi è una sovrastima nella concezione delle persone nere che vivano in condizione di schiavitù in contesto islamico, quando invece vi erano vere e proprie colonie di persone africane che erano di condizione libera. É una associazione non di stampo coloniale, ma post coloniale; tuttavia la troveremo esposta in molti lavori letterari diversi di diverse epoche: era già presente nella società comune del periodo preislamico e poi islamico.

Nel 13esimo secolo, un autore satirico nel suo testo ridicolizza un certo emiro che diventa il prototipo del nostro studio: “un giorno un emiro deve amministrare una causa intentata da una donna nera libera contro la sua schiava di origine turca verso quale la donna nera ha delle rimostranze. L’emiro trae subito la conclusione: non è possibile che questa donna bianca sia schiava della nera ed inverte dunque i ruoli. Ma la ex schiava ora libera, libererà però la donna nera ora schiava in ricordo del bel rapporto passato”. Questa storia è indicativa perchè dimostra che nell’Egitto ci potevano essere persone di origine africana libere e che possedevano schiav*.

Schiavità nella letteratura mistica

In questi testi abbiamo delle narrazioni particolari: la funzione educativa della schiavitù, per redimere, tematica ritrovabile dentro alcuni hadith.

Sviluppi legati al tema Schiavitù:

  • Attività economica relativa agli schiavi: leggeremo parti in un libro di Ibn Buthlan tradotto da Antonella Ghersetti. Nel medioevo si svilupperà una letteratura tecnica per la compravendita degli schiavi, fatta principalmente da medici che li studiavano. Ibn Buthlan ha elaborato una tassonomia nel quale gli schiavi vengono descritti in base alla loro zona di origine, per ciascuna tipologia di etnia vengono dunque indicate le proprie caratteristiche fisiche e morali e poi il più proficuo impiego che avrebbe potuto svolgere.
  • Classificazione delle mogli migliori da rendere concubine: altra tematica che venne sviluppata, redazione di libri dove venivano esposte le caratteristiche morali intrinseche alle donne in base alle etnie per capire quale potesse essere la migliore concubina.
  • Ruolo dei tribunali: soprattutto dopo la fine dell’impero ottomano, verranno tenuti degli archivi per le cause svolte negli anni. In queste cause, se ne trovano alcune dove delle persone rese schiave diranno espressamente di essere rese schiave ingiustamente.
  • Genizah del Cairo: era un magazzino ebraico dentro una sinagoga dove però i documenti interni erano da buttare (dall’XI secolo al 19esimo secolo); per l’ebraismo e anche l’islam non si possono buttare i documenti dove all’interno veniva scritto il nome di Dio. Per qualche motivo, questi materiali non vennero mai bruciati, e capitò che tramite delle vendite illegali, dei signori inglesi acquistarono questi documenti e li inviarono ad un prof di Cambridge che scopre trattarsi di testi sacri. Scoprendo il luogo dove erano tenuti, si scoprirono tantissimi testi. I frammenti ora sono sparsi in molti posti nel mondo. Attualmente si cerca di ricomporre i vari pezzi in maniera digitale. Tramite questi testi si possono studiare la cultura, la realtà sociale della comunità ebraica in Egitto nella Cairo Vecchia. Tesi di Craig Perry: analizzerà la condizione degli schiavi in Egitto anche grazie alla comunità ebraica e ai documenti ritrovati.

Shaykh al-Mursi

Il santo patrono di Alessandria è Al-Mursi che con Abu al-Abbas sarà tra i primi diffusori del sufismo in Egitto, la Shadhiliyya. Il loro motto è “quando non sai cosa scegliere tra la tua visione di un problema e il Corano, scegli il Corano che lui ne ha parlato espressamente”8). Si sposteranno dal Marocco all’Egitto nel periodo di Saladino. A fianco ad al-Mursi è sepolto il suo discepolo santo Yaout al-Habashi, che da schiavo sembra essere diventato uno dei suoi più grandi sostenitori. Lui ad Alessandria è molto venerato. Al-Habashi non ha lasciato nessun testo ed in diverse epoche i testi che ne parleranno non menzioneranno la sua condizione di schiavitù, soprattutto nell’impero ottomano verrà presentato come un esempio di santo da seguire.

Mufarrij

Altro santo che fu schiavo che dovremo considerare sarà Mufarrij (m.1248/1250). Ebbe un carisma diverso, non è tanto una guida quanto un Santo Estatico, ovvero uno di quei personaggi che vengono rapiti dalla potenza divina e rimase in estasi tanto da smettere di bere e mangiare: smise di avere contati col mondo (Hahda, presa di Dio). È interessante vedere come interagirono con lui altre persone: si cercò di esorcizzarlo anche tramite percosse. Stremati lo catturarono e lo lasciarono incatenato. Tuttavia iniziarono a pensare che potesse essere santo tanto che infatti una storia narra che fece rinascere e volare dei polli morti. Divenne dunque una figura santa dati anche i tanti miracoli che vennero a lui attribuiti. La sua figura venne apposta spesso anche sui talismani. Da un suo incontro con un esponente politico (Califfo?) del Cairo si deduce questo dal loro discorso: l’autorità politica non è detentrice della legge, la legge è solo di Dio. Si disse anche che la gente gli si accalcava come quando la gente di accalca per toccare la pietra nera alla Ka’ba: possibile correlazione con la nerezza dello Shaykh sufi, ma Al-Jahiz (9 secolo) sostiene invece che:

  • in realtà non esistono razze pure ma solo miste
  • sia il bianco sia il nero sono entrambi regali e virtuosi. La pietra nera per lui è sempre stata nera.

Diverso da Ibn Khaldun che diceva invece che la geografia e la biologia sono influenti e definiscono una persona.

Nota: i personaggi storici o famosi sono indicati con la data di morte. Questo per come si sono sviluppate le fonti narrative islamiche:

  • per Annali (al-Tabarii): la narrazione inizia con la nascita del mondo fino all’epoca dell’autore normalmente. Una parte formativa di questi è data dai necrologi, dalla quale poi parte la narrazione della vita del morto. Dunque l’anno di morte è più sicuro.
  • per Tabaqaat (o classi): come dei dizionari in ordine alfabetico su un gruppo particolare di persone (dei giuristi hanbaliti, dei sufi ecc), esposto in ordine cronologico.

Ibn al-Jawsi

Studioso di scienze islamiche appartenente alla scuola hanbalita (Ibn Taymiyya) vissuto intorno al 1200. Da un lato accoglie l’ipotesi camitica, in altri passaggi afferma che i colori sono stati così come sono da parte di Dio. Ricerca dunque di una coerenza tra le due, inoltre al-Jawsi è più favorevole alle persone di origine africana perché le uniche differenze che contano sono quelle morali e spirituali.

Mbaye Lo

Articolo

Fa una analisi degli africani nell’età preislamica e medievale ma dà anche maggiore spazio all’analisi dell’atteggiamento della storiografia occidentale, attaccando anche studiosi arabi e musulmani: polemizza con Bernard Lewis ad esempio. Vuole valutare se esistano delle tracce nelle fonti varie che possano far intravedere una maggiore complessità tra mondo arabo e africano e mettere in luce la presenza di influenze africane sul mondo arabo e non sono dell’opposto. Insiste su tutta la vicenda dell’invasione Etiope e la figura di Abraha, riconoscendo il ruolo di superpotenza svolto dagli etiopi e quindi anche magari un timore nei loro confronti. Insiste inoltre sulla presenza di africani liberi presenti nella penisola arabica, non erano tutti schiavi nell’epoca preislamica (articolo presenti in: The Palgrave Handbook of Islam in Africa).

Influenza africana nell’Arabia pre islamica. Presenza etiopica nello Yemen e storia della tentata invasione da parte di Abraha alla Mecca.

Due testi importanti: la Sira al-nabawiyya di Ibn Ishaq/Ibn Hisham e al-Masacudii (X secolo, m 956) che scrisse nel periodo sotto gli abbasidi. La prima dedica un grande spazio all’influenza degli abissini nell’arabia sia all’episodio di Abraha, che arrivò alla Mecca con degli elefanti (la Battaglia dell’elefante (Fiil) nel 570 dc). Emerge che la città fu momentaneamente conquistata, ma questi uccelli miracolosi dal cielo metteranno fine all’invasione andando a cacciare gli abissini o uccidendoli. Al-Masacudi come storico racconterà dell’incontro di Abraha con Abd al-Muttalib, capostipite dei Quraysh della discendenza di Muhammad. Abraha ebbe rispetto perché vedeva sulla sua fronte brillare una luce, gli disse di esporre i suoi bisogni e al-Muttalib chiese esclusivamente dei suoi cammelli che erano stati presi. Abraha rimane sorpreso perché pensava che il capo tribù chiedesse di liberare la città e lui rispose “io sono il proprietario dei cammelli, in quanto alla Mecca c’è un signore che troverà lui il modo di riprendersela…” e poi accadde il miracolo degli uccelli. Due richiami ha questa storia:

  • La luce sembra richiamare la storia del padre di Muhammad Abd Allah e una indovina che vorrebbe giacere con l’uomo. Lui rifiuta perché stava per andare a sposarsi ma dopo il suo matrimonio ritornerà dalla donna. La donna però lo rifiuterà perché non vede più la luce profetica perché ora passata alla madre e poi a Muhammad. In ambito Sufi da questa luce si rifarà tutta la creazione, tutto il creato, la prima luce del mondo era Muhammad per alcuni sufi che però si rivelerà solo con la sua nascita nel 570 (Infatti Dio creò per prima cosa la Luce durante il primo giorno). La versione canonica (quindi non sufi) invece è la luce che hanno i profeti che li contraddistinguono, che hanno ricevuto la rivelazione da Dio.
  • Abraha era temuto, quindi non un nemico di poco conto, quindi la sua nerezza non era da considerare inferiore e vi era dunque un collegamento con la futura vita di Muhammad. Mbaye Lo, vuole rimarcare che gli abissini dovrebbero essere stati considerati più temibili che i Bizantini o i Sasanidi.

Leggiamo la Surat al-Fiil n°105 del Corano, sura Meccana, si dice che verrà rivelata in una delle prime rivelazioni a Muhammad: “non avete visto come il vostro signore ha interagito con quelli dell’elefante? Non ha fatto deviare il loro progetto? E ha mandato su di essi uccelli Ababil che lanciavano su di essi pietre come fango essiccato e questi li rendevano come paglia masticata”

Leggere la traduzione su Quran.com: dice che Abraha aveva come fine quello di distruggere la Ka’ba, centro del politeismo, e di uniformare la penisola sotto una solo religiosità. Cita anche che l’elefante di Abraha ad un certo punto si rifiutò di entrare nella Ka’ba, che si prostrava verso la Ka’ba: tema che la natura e gli animali seguono la vera fede perché riconoscono Dio. Dalla Surat al-fiil si potrebbe dedurre quindi un ammonimento: perché è solo Dio che nel momento del pericolo passato vi ha salvato e dunque è a lui che dovete obbedienza.

Nota: dopo le crociate di svilupparono due rotte di pellegrinaggio: una passando per Alessandria e una andando direttamente verso la Siria. Questo pellegrinaggio partiva da Venezia. Nel 1384 un gruppo di mercanti fiorentini (Frescobaldi, Gucci, e Sigoli) si unisce a questo pellegrinaggio da Venezia e narreranno del loro viaggio.

Altri due aspetti che Mabye Lo sviluppa sono il ruolo che gli etiopi avranno nel proteggere i primi meccani che scapperanno nella prima piccola egira e la presenza di tanti africani liberi. Per esempio nelle milizie vi furono grandi personaggi afrocani: il militare al-cUbbaada aiuterà nella conquista dell’Egitto (ma siamo in epoca già islamica, ne perleremo più avanti)

Touria Kannous

E' una delle prime studiose ad essersi posta il problema della rappresentazione della blackness nel mondo arabo incrociandola con la questione di genere.

Khannous si concentra sull’epoca preislamica e sulla figura di Antara all’interno di una ricostruzione delle linee di sviluppo legate alla blackness nella cultura araba medievale e preislamica. Affronta il problema dell’Orientalismo Arabo.

Lo: fa una analisi degli africani nell’età preislamica e medievale ma dà anche maggiore spazio all’analisi dell’atteggiamento della storiografia occidentale, attaccando anche studiosi arabi e musulmani: polemizza con Bernard Lewis ad esempio. Vuole valutare se esistano delle tracce nelle fonti varie che possano far intravedere una maggiore complessità tra mondo arabo e africano e mettere in luce la presenza di influenze africane sul mondo arabo e non sono dell’opposto. Insiste su tutta la vicenda dell’invasione Etiope e la figura di Abraha, riconoscendo il ruolo di superpotenza svolto dagli etiopi e quindi anche magari un timore nei loro confronti. Insiste inoltre sulla presenza di africani liberi presenti nella penisola arabica, non erano tutti schiavi nell’epoca preislamica (articolo presenti in: The Palgrave Handbook of Islam in Africa).

Nota: La moglie di Abramo, Agar, era egiziana, quindi questo andrebbe già a dire che il popolo arabo è misto. Ismaele era figlio di una schiava egiziana.

Articolo di Kannous su 'Antara:

  • Secondo lei bisogna evitare l’idea che prima vi era una condizione positiva per gli africani e dopo l’islam più negativa: la situazione era più complessa e mutava in base alla situazione politica.
  • Inoltre la lingua araba è da vedere come una lingua di conquista, una lingua imposta. Attraverso la sua espansione, la cultura araba è entrata sempre più in contatto con elementi della cultura dell'Africa nera. Lei segnala come anche attraverso Said, nel mondo arabo si è sviluppata una autocritica a quello che viene chiamato Orientalismo Arabo.
  • Affronta anche il tema della passività/attività: c’è una tendenza a vedere il mondo africano come passivo e il mondo arabo come attivo. Ma questo è presente anche a livello europeo, corrisponde a quello che lei chiama Gendering Rapresentation ovvero la cultura che domina un popolo viene vista come attiva e vi è anche una tendenza di genere perché il dominio attivo viene associato al maschile, mentre la passività viene associata alla figura femminile.
  • La figura di Antara, che è quasi contemporanea al profeta ci fa ragionare su di un altro aspetto: lei dice che la presenza africana nella penisola araba non era solo per importazione di schiavi ma che in epoche molto remote la penisola araba era stata conquistata da etiopi. Vi erano dunque due etnie dominanti: una semitica-araba e una etiope.

La ricerca di Khannous inizia negli anni 2000 e si collega alle ricerche di John Ralph Willis9). Khannous individua la mancanza di studi sull'essere nera.

La posizione dei giuristi che cercano di valorizzare il matrimonio tentano di distinguere l'istituzione del matrimonio e della schiavitù: la subordinazione del matrimonio è solo parziale, ogni parte vanta dei diritti sull'altra. Willis esprime invece una posizione differente: matrimonio e schiavitù sono condizioni affini, anche se quella della schiavitù è preferibile, perché al momento della liberazione la schiavitù può essere cancellata; al contrario, con la cessazione del vincolo matrimoniale, la moglie può reintegrarsi nella società soltanto attraverso un altro matrimonio. La condizione matrimoniale è dunque ascritta alla natura femminile. Khannous propone dunque una prospettiva intersezionale.

Khannous, nella sua analisi di Antara, fa una distinzione ulteriore considerando l'etnia dello schiavo liberato: Antara rimane nero anche se libero.

Nadir Kazim, ispirandosi alla categoria di orientalismo di E. Said, nel 2004 pubblica “Arabic Africanism”, in cui analizza l'orientalismo interno alla cultura araba, superando la polemica euro-diretta di Said. Pierre Bourdieu sviluppa parte della sua analisi sulla percezione del dominante da parte del dominato.

Analisi articolo: il discorso razziale arabo varia in base a periodi e contesti, non è omogeneo.

1)
file nel corso dell’anno scorso
2)
libro di Amaldi sulla letteratura araba, 2006
3)
articolo sull’antologia dell’Islam, Gabrieli
4)
file in civiltà araba moderna e contemporanea: studio su al-Khansa e il Corano di Giacco Antila; articolo su Layla al-Ahlyaliyya: colei che ha scritto almeno una qasida e che ha sfidato e vinse contro dei poeti di genere maschile. Interessante il tema dell’amore che lei sente nei confronti di un poeta che non può avere e per il quale scriverà molte delle sue poesie: quando lui muore, scrive un compianto in cui narra anche della bellezza fisica dell’uomo, cosa rarissima forse un unicum, di solito era il contrario.
5)
file di Amaldi
6)
fino al verso 41 compreso
7)
i suoi poemi sono trovabili dentro la traduzione di Michele Vallaro:“la vergine nella coppa”
8)
peggio motto ever
9)
studioso di Princeton, che ha promosso dagli anni '80 gli studi sulla schiavitù nell'Africa islamica: all'interno di una ricerca più ampia sulla rappresentazione della neritudine in varie culture
letteratura_araba.1677071123.txt.gz · Ultima modifica: 2023/02/22 14:05 da moroko